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domenica 4 ottobre 2015

A negare


… come quando al mattino,
la finestra aprendo, di rugiada e
di passi che a ripercorrerli riempiono
i solchi in attesa del seme.
E non solo le ginestre e i gerani,
dai loro vivaci profumi,
emanavano fragranze e stimoli,
di ricordi umani eran fatti i minuti,
di intramezzi scorretti gli sguardi distratti.
Procedendo discreta la sera, di elegia già gonfia,
occhi sugli occhi che sussurrando sorridono,
fiori di loto ad attenderci, altri anfratti.
Il sapore che quel bacio andava a ricamare.
Non era il cerchio in un quadrato la corretta via
fino a casa, era tortuosa sì, ma non perigliosa
laddove coscientemente mostrata, accompagnata.
Comandava la penna la mano impaziente,
scrittura dettata da ombre a dir poco sciamane
se ritraendomi cancello e correggo, distolgo destino.
E’ questo il vero amore? Palesato in ritirata?
Son questi i sentimenti di un gatto per il suo pezzo di Colosseo?
“Sì” si sentì, erano i cori armoniosi dei cuori tuonanti,
il gladiatore che infilza il cibo e addenta.

Francesco Iannitti

Fretta

“Sono stato frettoloso a giudicare
i tuoi occhi, così tanto azzurri.
Frettoloso anche nel condannare
il tuo sguardo, irremovibile sul tramonto.
Non eran di ghiaccio le tue sillabe,
seppur in inverno le pronunciasti.
Non violenti i tuoi gesti,
nonostante veloci i movimenti.
Così frettolosamente m'innamorai,
i segni erano quelli... inconfondibili no?!
Tachicardia, balbuzia, codardia!”

Francesco Iannitti

sabato 3 ottobre 2015

INCONTRO


Pareva di fattezze disumane, con abiti succinti e di lontana provenienza,
tout-court la etichettarono puttana, non era insolito da quelle parti,
insolite erano le sue misure, il color della sua pelle, le sue rotondità così perfette,
bisogna capirla la gente, non era abituata.
La sua “stella” natia non permette errori di sorta,
né la Natura fallar poteva, come poter qui tenerla
se non è umana la sua progenie?
“La si rispedisca al mittente” tuonavano scandalizzati i più anziani,
“Ancora un momento” argomentarono i loro compaesani,
“Non la si può toccare, se non una donna potrà tentare”!
“Ma qualcuno la dovrà pur visitare”,
“Il parroco, lui sì che può”.
La giovine non parlava, roteava gli occhi
seguendo gli acuti e spostando così l’attenzione
sulle labbra in movimento di ognuno di loro, “Che strani” pareva pensasse,
“Ma lasciamo che lei parli, lasciamo almeno tenendola a debita distanza”
“Avanti parla”! Lei continuava a guardare, guardava quelle labbra,
le labbra della gente… le labbra rapide, le labbra attente.
“Vedete, non risponde”! “E’ un demone, scappiamo”!
“Non preoccuparti signora Rosa, ci siamo qui noi uomini, ci pensiam noi”.
Il sole regalava i suoi ultimi raggi, rendendo il paesaggio fiabesco,
i suoi contorni venivano valorizzati dall’ombra che si formava nella terra;
si mosse e la folla indietreggiò, allungò le braccia, le mani mostrando,
aprì la bocca ed emise alcuni suoni incomprensibili…
“Aiutooo” si sentì gridare da un monellino conosciuto per le sue marachelle,
“Correte gente prendete le armi, ci si deve difender”,
di corsa arrivò il cacciatore con lo schioppo, alla vista del quale
la straniera sospirò, si ritrasse un po’ e s’inginocchiò.
Le canne erano rivolte al suo petto, i metri potevano essere quasi venti,
nessuno più fiatava, la giovine tremava, le lacrime copiose il volto le rigavano,
“Smettetela buzzurri”! Urlò di un colpo il medico che dietro a quella folla
a gran passi andava facendosi spazio.
“Attento dottore, ‘sta volta la sua scienza non l’aiuta, la straniera ha artigli a mo’ di gatta”!
“Che razza disumana mi tocca curare, che stupidi beoni mi tocca ascoltare,
la ragazza è umana e altroché, spaventata e disorientata e questo si vede”,
“Alzati, offrendole la mano, di dove vieni”?
Sollevò il volto angelico e con la mano toccò la mano del medico,
si portò il dito indice alla bocca… “Scostumata”! urlò la sarta,
con gli occhi pieni di lacrime guardò gli occhi del dottore,
mosse il capo con diniego ed emise alcune flebili sillabe.
“Bastardi, andate via, andate viaaa”!!! Gridò il medico rivolgendosi alla sua gente,
“Il medico è stato posseduto al tocco della sua mano” urlò Gilberto il sagrestano,
“La ragazza è sordomuta razza di caproni” sentenziò lo scienziato sconfortato,
la sollevò e cingendole la vita color ebano i passi le indicò.

Francesco Iannitti

Articolo


http://www.counselingitalia.it/articoli/836-discorso-semi-serio-sul-counseling-filosofico